I difetti rendono unici: sono infatti i cosiddetti “difetti” a differenziarci dagli altri.
Ti racconto una storia, la storia dei due vasi. La conosci?
Una anziana donna cinese possedeva due grandi vasi, appesi alle estremità di un lungo bastone che portava bilanciandolo sul collo. Ogni giorno andava a raccogliere l’acqua, dal suo villaggio al pozzo che distava alcuni chilometri.
Uno dei due vasi aveva una crepa, mentre l’altro era intero. Così alla fine del lungo tragitto dal pozzo al villaggio, il vaso intero arrivava sempre pieno, mentre quello con la crepa arrivava sempre mezzo vuoto.
Per oltre due anni, ogni giorno l’anziana donna riportò a casa sempre un vaso e mezzo di acqua.
Il vaso intero era fiero di se stesso, mentre il vaso rotto si vergognava terribilmente della sua imperfezione e di riuscire a svolgere solo metà del suo compito.
Dopo due anni, finalmente trovò il coraggio di parlare con l’anziana donna, e dalla sua estremità del bastone le disse:
“Mi vergogno di me stesso, perché la mia crepa ti fa portare a casa solo metà dell’acqua che prendi“.
L’anziana donna sorrise:
“Hai notato che sul tuo lato della strada ci sono sempre dei fiori, mentre non ci sono sull’altro lato? Questo perché solo dal tuo lato c’è la crepa e disperdi un po’ d’acqua, io ho piantato dei semi di fiori lungo la strada. Così ogni giorno, tornando a casa, tu innaffi i fiori. Per due anni io ho potuto raccogliere dei fiori che hanno rallegrato la mia casa e la mia tavola. Se tu non fossi così come sei, non avrei mai avuto la loro bellezza a rallegrare la mia vita. Sono le tue crepe e renderti unico.”
Siamo tutti dei vasi rotti: tu, io, tutti. Perché tutti abbiamo delle crepe. Sono le tue crepe a renderti unico, sono i difetti renderci unici. La vita può trarre qualcosa di buono anche dalle nostre carenze e far sì che da esse possa scaturire qualcosa di utile per le persone che ci circondano. Anche con le nostre debolezze potremo essere occasione di bellezza sul sentiero che percorriamo.
Le imperfezioni rendono la nostra vita contemporaneamente interessante e degna di essere vissuta. Devi solo essere capace di saper riconoscere il tuo valore, senza aspettare che te lo riconosca qualcun altro.
Le nostre crepe sono i nostri punti differenzianti, ciò che ci rende speciali. Sta a noi accettarli e capire come valorizzarli.
Adoro questa storia zen, proprio perché ci insegna che bisogna accettare ogni persona per quello che è, imparando anche a vedere ciò che c’è di buono in lui. Iniziando però da noi stessi.
I difetti rendono unici: cambiare prospettiva
Possiamo e dobbiamo cambiare il nostro punto di vista. Tutti abbiamo dei difetti, ma sono proprio le crepe, le imperfezioni che ciascuno di noi ha che ci rendono speciali.
Dobbiamo essere consapevoli che tutti noi abbiamo del valore e che tutti possiamo dare il nostro contributo al mondo.
Se qualcuno si sente come un vaso rotto deve ricordarsi che nessuno è perfetto, e che le nostre crepe ci rendono unici. Magari, con le nostre imperfezioni, siamo d’aiuto ad altri, come il vaso.
I difetti rendono unici, sempre. Ogni difetto. Ognuno di noi ha delle competenze, delle capacità e anche delle imperfezioni.
Certamente è molto importante valorizzare i nostri punti di forza.
E’ molto importante tentare di modificare, di migliorare qualcosa di noi se non ci piace. Ma altrettanto lo è accettare anche le imperfezioni che non è possibile cambiare. Alla fine, l’accettazione è sempre un cambiamento, il punto di partenza di ogni cambiamento. Essere consapevoli degli aspetti di noi che non ci piacciono ed accettarli, porterà ad una loro reale trasformazione.
Che poi siamo a noi a definire i difetti e persino a definire noi stessi in base ai difetti. Siamo esseri umani: imperfetti. Il nostro obiettivo è quello di trasformare le nostre imperfezioni in opportunità, in occasioni di miglioramento e in qualcosa che ci caratterizzi e ci renda unici.
Se non sai più come affrontare i difetti dell’altra persona, se non sai più come nascondere i tuoi stessi difetti e le tue mancanze, se non sai più come reagire e cosa sia giusto o non giusto fare, meditare un po’ su questa antica storiella zen può aiutarci a cambiare prospettiva e a trovare la via d’uscita.
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