Meditazione e resilienza

Meditazione e resilienza

La resilienza è la capacità di autoripararsi dopo un danno, di far fronte, resistere, ma anche costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili che fanno pensare a un esito negativo.

La resilienza è un invito a ripartire da ciò che si ha per migliorare la propria condizione; ad esempio, con quelle attività che sono state rimandate per la mancanza di tempo e che ora possono essere svolte dalla propria abitazione. Essere resilienti è una caratteristica intrinsecamente umana.

Noi siamo i diretti responsabili di gran parte dello stress che ci affligge.
Non che non esistano eventi oggettivamente stressanti. Ma altrettanto vero che il nostro modo di interpretare i fatti, di valutare gli eventi (che spesso è distorto, errato,) non solo aumenta la sofferenza, ma a volte la crea addirittura dove non esisterebbe di per sé. La nostra valutazione degli eventi è spesso falsata, lontana dalla realtà, inefficace. Come conseguenza produciamo reazioni inutili, inadeguate sul piano emozionale, in chiave comportamentale e dal punto di vista delle risposte fisiologiche. Ma perché falsiamo la nostra valutazione cognitiva? Come è possibile ingannarsi da soli, oltretutto per andare incontro a maggiore sofferenza e a lungo termine? Come si diventa resilienti allo stress?
Come possiamo cambiare il nostro modo di vedere e vivere la realtà?
È stato dimostrato che chi pratica meditazione regolarmente ha una maggiore resistenza allo stress e riesce meglio ad affrontare e superare difficoltà personali e professionali. Ovvero sviluppa la resilienza.
Alcune settimane di pratica meditativa intensa ( come la Mindfulness) comportano dei cambiamenti strutturali nel nostro cervello. La resilienza è un invito a ripartire da ciò che si ha per migliorare la propria condizione; ad esempio, con quelle attività che sono state rimandate per la mancanza di tempo e che ora possono essere svolte dalla propria abitazione

La resilienza è una disciplina ossia qualcosa che si ottiene in cambio di impegno e dedizione. Non ci sono scorciatoie. Nessun mezzo, nessuno strumento è miracoloso od assicura risultati senza applicazione. Non si diventa resilienti da un giorno all’altro, senza fatica, o affidandosi al “santone” di turno. Ma attraverso la pratica costante.

La meditazione aiuta a depurare la valutazione cognitiva da una serie di errori e distorsioni e allo stesso tempo facilita la gestione delle reazioni fisiche allo stress. la nostra cultura è piena di pregiudizi e di idee non corrette su cosa sia la meditazione e sulla sua reale utilità. Il termine meditazione e inflazionato e carico di significati e immagini. La meditazione ha forti e positive ripercussioni sia di tipo cognitivo sia di tipo fisiologico.
Il padre della mindfulness Jon Kabat-Zinn definisce meditazione “la pratica di mantenere attenzione momento per momento”.
Daniel Goleman, psicologo e scrittore, definisce meditazione “lo sforzo di riaddestrare l’attenzione.”

La meditazione, la mindfulness non è una pratica mistica. Non è una forma di passività o di vita contemplativa ma al contrario qualcosa che si può applicare al cuore dell’azione.
Non è un altro termine per definire il rilassamento punto la meditazione mindfulness a volte può procurare sensazioni di benessere di distensione Ma non è il suo obiettivo primario.
La meditazione mindfulness comporta il fatto di accettare di essere consapevoli di tutti gli stati d’animo che viviamo ovvero anche vivere sensazioni di disagio e di ansia. Non si focalizza sui contenuti ma sulla consapevolezza dei contenuti.

Inoltre mette in atto modalità di relazioni sane e collaborative, consente la capacità di connettersi con l’altro attraverso la conoscenza delle proprie emozioni.

Non è una tecnica di problem solving anche se la sua pratica consente spesso di trovare soluzioni adeguate a problemi reali.
La meditazione non è per i pavidi.
Jon Kabat-Zinn

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